Rivoluzione in Silicon Valley: è nata l’università del coding. Gratis.

Si chiama 42 Usa e ha l’ambizione di creare una nuova generazione di geni della programmazione informatica.

Non ha libri di testo, né insegnanti, né vanta curriculum e non ha voti. E non si paga niente, nemmeno l’alloggio.

ARTICOLO DI Paolo Pontoniere DEL 10/09/2016

silicon valley codingSAN FRANCISCO – Quando aveva posto il dilemma del valore di un percorso educativo tradizionale in opposizione a quello tipico dei pionieri di Silicon Valley – che erano per la maggioranza dei dropout, ovvero persone fuori dagli schemi sociali – Peter Thiel (cofondatore di Pay Pal) non sospettava che la risposta sarebbe stata 42.

42 School Usa per essere esatti. O almeno questa è la risposta che Xavier Niel, il miliardario francese (8 miliardi di dollari) patron del servizio internet Free – offre al quesito posto da Thiel.

E lo fa in grande stile: investendo oltre 100 milioni dollari per lanciare “42 Piscine”, una università libera per geni della programmazione informatica. Due sedi – la prima (nata nel 2013) a Parigi che ospita oltre 2500 studenti, l’altra in California a Fremont, dove è sorta quest’anno – e una storia tutta da raccontare.

42 – per chi non lo sapesse –  è ovviamente la risposta di Douglas Adams alla “domanda fondamentale sul valore della vita, dell’universo e di tutto ciò che esiste” contenuta ne The Hitchhicker’s Guide to the Galaxy (Guida galattica per autostoppisti), uno dei maggiori best seller della narrative fantascientifica mondiale. E così seguendo il suggerimento della guida per viaggiatori galattici immaginata da Adams – che nel racconto si aggiorna sulla base delle esperienze dei suoi utenti – Mr. Niel ha creato la prima università  dell’era digitale basata sulpeer-to-peer e sull’esperienza empirica.

“Open education model”, modello educativo aperto,  lo definiscono alla 42. Ne discende quindi che “42” non ha libri di testo, non ha insegnanti, non vanta curriculum, non ha voti e soprattutto è completamente gratis, incluso l’alloggio.

Due fattori, questi ultimi, che determinano una vera e propria rivoluzione nell’accesso al mondo della programmazione informatica e dell’innovazione tecnologica. Soprattutto se tutto questo avviene nella Silicon Valley, dove il sistema di incubatori, acceleratori, capitalisti di ventura e scuole di business costituisce un vero e proprio startup-industrial complex. Un Moloch che divora talenti in arrivo da tutto il mondo – con le loro risorse – producendo qualche raro unicorno (startup che hanno un valore superiore al miliardo di euro) e più spesso effimere esperienze aziendali che si esauriscono nel giro di qualche elevator pitch e qualche magro primo giro di finanziamenti. Insomma, presto.

“Ce ne rendiamo conto”, afferma Brittany Bir, chief operating officer di 42, “e da quel punto di vista potremmo essere distruttivi, ma volevamo attirare a Silicon Valley talenti da tutto il mondo, e offrire accesso alla codifica anche a chi generalmente non ce l’ha o non se la può permettere”.

Situato lungo le sponde della Baia di San Francisco in quel di Fremont, il campus di 42 occupa 200 mila piedi quadrati di superfice a cui si aggiungono altri 84 mila di dormitorio. Al momento ospita 500 studenti, ma è in grado di accoglierne cinque volte tanto. Questi ultimi offerti a gratis a studenti che non hanno i mezzi per affittare una casa.

“Badate bene però che le condizioni economiche non giocano nessun ruolo nella decisione di ammettere o meno uno studente alla nostra università”, specifica la Bir. “Piuttosto che cercare l’affluenza o mirare solo a svolgere uno scopo sociale, cerchiamo gente che abbia la forma mentis adatta a fare innovazione e farla a tutto tondo, sviluppando sistemi che sono utili sia dal punto di vista economico che sociale. Anche se non ha alcuna esperienza di computing, il candidato deve dimostrare solo di avere le caratteristiche adatte, poi che sia ricco o povero non fa nessuna differenza, la scuola è comunque gratis”, aggiunge la Brit.

Unica pecca dal punto di vista del free: il fatto che non offrono assistenza pasti. “Per quello si devono arrangiare da soli ma noi cerchiamo comunque di assistere quelli che hanno bisogno trovandogli degli stage che gli diano un minimo di reddito. E l’internship diventa una parte integrante della loro esperienza scolastica”, continua la Bir.

E infatti la scuola non ha orari (“Funziona 24 ore al giorno, sette giorni la settimana”, affermano a 42) e non ha obbligo di frequenza (“Se uno è occupato con il suo stage non ne facciamo un dramma, miriamo a quello che farà quando esce piuttosto che a qualcuno che scaldi la sedia”). E, apriti cielo, 42  non solo spinge i suoi studenti ad impegnarsi su progetti che abbiano un forte risvolto sociale (“che cambiano veramente il mondo”) ma li invita anche a fare gruppo, a lavorare assieme.

A lasciare insomma l’ambito della propria stanza per lanciarsi nella grande sala comune di computer – la cosiddetta piscina situata fisicamente al centro della scuola – per nuotare nel grande mare della programmazione software in compagnia dei propri colleghi di classe. Gente che quest’anno arriva, oltre che dalle Americhe, da posti come la Cina, il Peru, il Cile, la Russia, l’Argentina, Porto Rico, Santo Domingo e il Sud Africa.

“Siamo contrari all’isolamento digitale. Non vogliamo che i nostri studenti se ne restiano a casa o chiusi in un ufficio”, dichiara Kwame Yamgnane, presidente di 42 Piscine, “Vogliamo che sviluppino un piacere per lavorare assieme e per costruire comunità”.

Ma cosa motiva I creatori di 42? “Studiare negli Stati Uniti è molto costoso” continua Kwame, “e l’ammontare di debiti che gli studenti americani devono sostenere a questo punto è più grande del monte debiti delle carte di credito, così l’istruzione universitaria si pone al di la delle possibilità delle famiglie normali. Allo stesso tempo a livello globale le aziende non riescono a trovare abbastanza sviluppatori, noi speriamo che il nostro modello riesca a colmare questo divario”.

Secondo il dipartimento del lavoro statunitense entro il 2020 serviranno oltre un 1 milione e 400 mila nuovi programmatori ma le scuole ne sforneranno appena 400 mila. 42 accetta studenti tra i 18 e i 30 anni, e che abbiamo o meno diploma di scuola secondaria o universitario, o anche esperienza di coding, è totalmente irrilevante. Il corso di studio dura dai 3 ai 5 anni – in base alle capacità dello studente – ha 21 livelli e per accedervi bisogna sottoporsi a un test molto rigoroso disponibile al sito web della scuola. Una volta accettati poi si partecipa ad un mese di full immersion – la piscina – nel quale l’università valuta lo studente e questia sua volta valuta l’università.

“Non pecchiamo di presunzione, esiste sempre la possibilità che per lo studente la scuola non sia quello che cercava veramente. Ecco, il periodo di prova gli darà la possibilità di valutare la scuola”, afferma Bir. E, bisognerebbe aggiungere, anche i suoi compagni. Sì, perché in assenza di insegnanti il rapporto con i propri compagni non è solo importante per apprendere, ma anche per avanzare accademicamente. Infatti i progetti sui quali lavorano gli studenti – uno nuovo quasi ogni giorno – vengono giudicati da un gruppo di 5 peers. Questi hanno il compito di valutarlo ed offire suggerimenti per migliorarlo. Suggerimenti che poi vengono discussi da tutta la classe.

Silicon Valley

Pubblicato da *LorySmile*

Semplice, ingegnosa e ironica. "Le apparenze ingannano." Karma. Resilienza. Vivi e lascia vivere. Chi vince delle volte perde, chi pere delle volte vince.

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