Cicatrici e dolore emotivo

Se mi è possibile ridere con te, di te e per te allora mi è impossibile non amarti. Offrimi il tuo miglior sorriso ora e sempre e ti riserverò la mia complicità, la mia lealtà, il mio rispetto, la mia comprensione, il mio sostegno, il mio mistero, il mio impegno, la mia integrità, la mia gloria, la mia fede, la mia magia, il mio rifugio, il mio entusiasmo, la mia passione, il mio coraggio, la mia energia. Ti inviterò al cospetto dell’anima mia e ti rivelerò le meraviglie là tenute nascoste. Tu dammi quel sorriso… e capirai. ???

Non dovete insegnare ad un uomo come comportarsi da uomo. Non chiedetegli di stare più tempo insieme, di scrivervi, di telefonarvi, di preoccuparsi per voi, di organizzare cose, di abbracciarvi o baciarvi. La persona per voi saprá cosa fare e quando. ♾?

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cicatrici ferite emotive

Spesso la vita ci obbliga ad affrontare situazioni più o meno difficili, mettendo a dura prova la nostra stabilità emotiva. Oggi vi parlerò di dolore emotivo, quel dolore che magari non lascia cicatrici sulla pelle ma che penetra nelle viscere dell’animo frantumandoci il cuore.

Purtroppo, siamo cresciuti nella convinzione che il dolore va evitato anzichè affrontato

Non è strano che quando affrontiamo situazioni che ci causano sofferenza, attiviamo delle strategie che ci fanno sentire ancora peggio e ritardano la guarigione emotiva. Eppure il dolore emotivo può essere usato come trampolino di lancio per la crescita.
Disse Ernest Hemingway “Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati”. Ma quanti riescono a rialzarsi dopo essersi spezzati? Sfortunatamente, ci sono persone che hanno grosse difficoltà a riprendersi dai colpi che la vita dà loro; persone che inconsapevolmente non permettono che le loro ferite guariscano, condizionando sia il loro presente che il loro futuro.
Pensando a cosa scrivere mi è venuto in mente un metodo che i giapponesi usano per riparare gli oggetti in ceramica. Quando un’oggetto in ceramica cade frantumandosi in mille cocci, è nostra consueta abitudine buttarlo seppur con rabbia e dispiacere.

L’arte delle preziose cicatrici, il kintsugi

Eppure ci sarebbe un’alternativa per ridare vita a quello stesso oggetto e renderlo più prezioso! Ce lo insegna una pratica giapponese che consiste nell’evidenziare le fratture, impreziosirle, aggiungendo valore all’oggetto rotto. Si chiama kintsugi, letteralmente oro (“kin”) e riunire, riparare, ricongiunzione (“tsugi”).
Questa antica arte giapponese prevede l’uso di un metallo prezioso, può essere oro o argento liquido, per riunire i pezzi di un oggetto rotto, de esaltare così le nuove nervature create.

“Ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, a causa della casualità con cui la ceramica si frantuma e delle irregolari, ramificate decorazioni che si formano e che vengono esaltate dal metallo. Ed è proprio questo quello che ci insegna l’antica arte giapponese del kintsugi….quella di abbracciare il danno, di non vergognarsi delle ferite”

Il kintsugi può aprirci a nuove riflessioni

Non necessariamente dobbiamo buttare ciò che si rompe. La rottura di un oggetto non ne rappresenta più la fine. Le sue fratture possono diventare preziose cicatrici ma bisogna crederci e nel farlo ci si guadagna. È l’essenza della resilienza.
Negare il dolore non è il modo migliore per affrontare la sofferenza. Il dolore emotivo è un sintomo, il segno che qualcosa non va e dobbiamo “ripararlo”. Pertanto, il primo passo per superarlo è accettarne l’esistenza e imparare a conviverci finché poco a poco scomparirà.

10 modi dannosi di affrontare il dolore emotivo

Il dolore emotivo genera di solito risposte diverse. Se non abbiamo sviluppato le nostre risorse psicologiche, è probabile che agiremo automaticamente, ripetendo comportamenti che abbiamo imparato dai nostri genitori o da chi abbiamo vicino. In questi casi, è molto facile cadere in un ciclo di negatività in cui non troviamo l’uscita.
Il dolore è dentro di noi, non possiamo sfuggirgli, anche se è vero che in alcuni casi è conveniente allontanarsi dalla fonte che lo causa. Ma è sempre necessario fare un profondo lavoro interiore. Intanto ti invito a riflettere su questi dieci punti che di seguito ho elencato

1) Ti danneggi quando cerchi la fuga

Mi riferisco a quando ci sforziamo di allontanarci con ogni mezzo dall’evento doloroso, dalla situazione che ci sta causando sofferenza. Ma dal momento che il dolore emotivo ha una grande componente soggettiva, non c’è posto al mondo in cui possiamo scappare da noi stessi, quindi sappi che questa strategia di evitamento non è per niente efficace.

2) Ti danneggi quando cerchi di reprimerlo

È un meccanismo di difesa che attiviamo quando crediamo di non essere in grado di affrontare il dolore emotivo. Quante volte hai provato a non pensarci sperando di reprimere quel dolore? E’ servito a qualcosa? No! Magari per qualche ora ti sei distratta ma quel dolore che cerchi di reprimere è lì con te che ti aspetta. Il problema, ancora una volta, è che non puoi semplicemente dimenticare perché quei contenuti rimarranno attivi, dal momento che non li hai elaborati come parte della tua esperienza di vita.

3) Ti danneggi quando neghi a te stessa l’esistenza del dolore

Abbiamo scelto di ignorare la sofferenza, agendo come se non esistesse. Ogni volta che senti una fitta di dolore dici a te stessa che non sta succedendo nulla, che tutto sta andando bene. Ovviamente, negare la realtà non la farà scomparire. Non hai la bacchetta magica, ma hai te stessa…..e dentro di te ci sono risorse che puoi tirare fuori per affrontare i tuoi demoni.

4) Ti danneggi quando proietti sugli altri la tua sofferenza

Non è raro proiettare il dolore emotivo sugli altri. Quando metti in azione questo meccanismo ti dici che stai bene, che sono gli altri a soffrire. Credi che non riconoscendo la tua sofferenza, ma piuttosto amplificando la sofferenza degli altri, sparirà come per magia?

5) Ti danneggi quando ti rifugi nel passato

Quando il dolore emotivo è molto forte, a volte ci rifugiamo in periodi precedenti della nostra vita, in cui ci sentiamo molto più a nostro agio e al sicuro. La nostalgia, e il bisogno di guardare indietro per sentirsi bene, indicano spesso che stiamo vivendo un presente che non ci piace. Se vuoi superare qualsiasi tipo di dolore emotivo devi guardare avanti, non rimanere bloccata nel passato.

6) Ti danneggi quando cerchi di isolarti

Più profonda è la ferita, più privato è il dolore. A volte non troviamo un modo per esprimere quella sofferenza, così finiamo per isolarci, viverlo in privato e permettergli di consumarci. Il problema è che l’isolamento genera solitudine e la solitudine innesca la depressione, introducendoci in un circolo vizioso che alimenta la sofferenza.

7) Ti danneggi quando non razionalizzi

Se crediamo di essere una persona profondamente razionale, che non può essere influenzata dalle emozioni, rifiuteremo il dolore emotivo e cercheremo delle cause razionali che possano confortarci. Il problema è che spesso questo processo porta all’autocolpevolizzazione, che genera problemi ancor maggiori a livello emotivo.

8) Ti danneggi quando sposti la causa del malessere

Quando non si è in grado di affrontare i propri dolori emotivi, si è portati a cercare un colpevole fuori di noi, a cui poter attribuire la responsabilità del nostro dolore. La verità è che la ricerca del capro espiatorio ti impedisce di assumere la tua parte di responsabilità e imparare dall’esperienza. A questo punto…..quel dolore sarà stato inutile.

9) Ti danneggi quando cerchi di sabotare la sofferenza

A volte adottiamo la strategia di affrontare il dolore emotivo sostituendo i pensieri che ci feriscono con altri pensieri, con lo scopo, magari inconsapevole, di evitare la sofferenza. All’inizio, non ci sarebbe nulla di sbagliato in questo, il problema si presenta quando la sostituzione dei pensieri viene fatta con l’obiettivo di negare l’evento o quando usiamo affermazioni ingenue come “sto molto bene, non succede assolutamente nulla”

10) Ti danneggi quando continui a rimuginare

È una delle peggiori strategie che possiamo usare per affrontare il dolore emotivo perché consiste nel ripassare, più e più volte, l’accaduto. La nostra mente si trasforma in un cinema in cui proiettiamo continuamente i fatti, cercando di ricostruire anche il più piccolo dettaglio nel tentativo di trovare consolazione o una spiegazione. Ovviamente, questa strategia non fa che alimentare il problema. Il dolore lo stiamo solo rivivendo, non lo stiamo elaborando!
PER CONCLUDERE…..
Nella vita di ognuno di noi, forse, si deve cercare il modo di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di crescere attraverso le proprie esperienze dolorose, di valorizzarle, esibirle e convincersi che sono proprio queste che rendono ogni persona unica, preziosa.

Incominciai anche a capire che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci. (Hermann Hesse)

Questo significa che potresti trovare un nuovo significato della vita, capire in che modo questa esperienza ti ha reso più forte o addirittura sentirti incoraggiata/o a intraprendere nuovi progetti. Se usi il dolore come un’opportunità per crescere, invece di vederlo solo come una fastidiosa pietra sul tuo cammino, non sarà stato invano. ?

Fonte Profilo FaceBook

Pubblicato da *LorySmile*

Semplice, ingegnosa e ironica. "Le apparenze ingannano." Karma. Resilienza. Vivi e lascia vivere. Chi vince delle volte perde, chi pere delle volte vince.

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